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de amicis ed i gobeletti


Finalmente riesco a postare, come promesso, la terza ed ultima (ehi, cosa sono queste urla di gioia?) ricetta dedicata alla mia terra. Con ciò sono molto fiera del lavoro svolto e posso vantare finalmente di avere anch'io, come Calvino, Saramago, Paul Auster e molti altri scrittori che amo, prodotto una mia trilogia. Per essere precisi sarebbe opportuna anche una ricetta di mare, arriverà anche quella, prima o poi... (beh? Com'è che all'improvviso non sento più niente?).
Che sono imperiese ormai l'hanno capito anche le pietre. Mancava ancora all'appello una panoramica della città, ma non ho alcuna intenzione di tediarvi con cenni storici ecc ecc; dirò solo che Imperia è nata da due cittadine distinte, Porto Maurizio ed Oneglia, unite da un regio decreto del 1923. Due cittadine "rivali" da sempre in quanto anticamente appartenenti a territori diversi: la repubblica di Genova ed il Regno sabaudo. Oggi la "rivalità" non esiste più; ne rimane un'ultima traccia, scherzosa, nel modo in cui gli abitanti dei due rioni si appellano l'un l'altro; un antico ricordo di come veniva un tempo amministrata, nei due luoghi, la giustizia: cacelotti e ciantafurche (dal cognome della famiglia dei boia portorini e dalla forca "piantata" ad Oneglia).
Quanto a De Amicis... lo scrittore nacque proprio ad Oneglia in una palazzina, affacciata sul porto, adibita all'epoca a magazzino del sale. Il libro che gli diede la fama mi ha ricordato un "cuore" di dolce marmellata, rivestita di pastafrolla; un dolce semplicissimo della tradizione ligure: i gobeletti (cobelletti, cobeletti, gubeletti sono alcune delle altre dizioni, l'ultima più dialettale).
Un'altra ricetta per il contest di Vaniglia & cannella


monumento imperiese a De Amicis (particolare)

monumento imperiese a De Amicis (particolare)


qualche foto del porto di Oneglia...







...qui con vista sul promontorio di Porto


Ingredienti (per una dozzina di dolci circa):
250 grammi di farina
125 grammi di burro
90 grammi di zucchero
1 tuorlo
un pizzico di sale
marmellata (preferibilmente cotognata o albicocche)
zucchero a velo vanigliato

Esecuzione:
impastate il burro con lo zucchero; unite il tuorlo poi la farina ed il sale. Se l'impasto dovesse risultare troppo asciutto e poco lavorabile aggiungete poco albume o un cucchiaino di marsala (in alcuni ricettari è previsto. Io non lo metto perché non mi sembra un'aggiunta "ligure").

Con questa pasta dovrete rivestire gli appositi stampini; non ci sarà bisogno di imburrarli (con dolci di frolla io non lo faccio mai e dalla foto qui sotto potete vedere come non ci siano problemi di sformatura) ma naturalmente se preferite potete farlo. Io utilizzo la pasta appena fatta; se la volete lasciar riposare in frigo dovrete, prima dell'uso, renderla nuovamente malleabile.

Stendete la frolla ad uno spessore di 2 millimetri circa, tagliate dei dischetti e rivestitene gli appositi stampi da gobeletto lasciandola sbordare; recupererete l'eccesso in seguito. Farcite con la marmellata; mettetene abbastanza da riempire solo il fondo della tartelletta, non eccedete per evitare che fuoriesca in cottura. Io utilizzo piccoli stampi in alluminio (5,5 cm di diametro), con queste dimensioni ne basterà un cucchiaino.


Reimpastate i ritagli, stendeteli, ricavate altri cerchi più piccoli dei precedenti e coprite ogni stampo, appoggiando la pasta e sigillando bene i bordi (spingete la pasta col pollice verso l'esterno tagliando l'eccesso premendo sul bordo) senza schiacciare al centro. Così facendo l'aria che rimane imprigionata all'interno, in cottura si dilaterà facendo "gonfiare" il dolce e formando il classico "cappelletto" (gobeletto).   

Cuocete in forno caldo a 180 gradi fino a coloritura (20 minuti circa). Una volta freddi sformate e cospargete con abbondante zucchero a velo vanigliato.

P.s. come tutte le "frolle" è migliore consumata i giorni successivi