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un challah ed un "pane" multicolor




Volendo partecipare al contest di Anna, Cuochi da biblioteca, ho pensato ad un libro che mi fosse piaciuto in modo particolare e tra i tanti la mia scelta è caduta su: Quando Teresa si arrabbiò con Dio, di Alejandro Jodorowsky. Si tratta in pratica di una saga familiare, anzi, due, riguardanti le ascendenze materna e paterna dello scrittore. Le storie delle due famiglie si intrecciano in Sud America, dopo le varie peripezie attraversate per giungere là dalla Russia. Tutte le vicende sono reali, anche se un po' romanzate ed il racconto è ironico e scorrevole; una scrittura leggera, anche nella descrizione delle tragedie, rende il libro per me unico e coinvolgente fin dalla prima pagina.
Per capire il "tono" del racconto basta leggere l'ultima di copertina: Follie, odi, vizi, persecuzioni e miserie di una famiglia cilena di origine ebreo-russa raccontati attraverso i secoli con tumultuosa fantasia, trasfigurati da una memoria esuberante che moltiplica le meraviglie e i miracoli. Un romanzo beatamente appollaiato sull'albero genealogico di A. J., carico di frutta ed antenati bizzarri: non esiste posto migliore dove costruire il nido e far risuonare il proprio canto insolente.
Dunque le radici di Jodorowsky sono russe... ed ebraiche, a quale delle due "componenti" riferirmi per la scelta del piatto? Alla fine quella ebraica ha avuto la meglio ed eccomi a fare un challah (ormai è chiaro quanto amo i lievitati...).
Un po' di "letture" mi hanno portato a capire che si tratta di un pane, leggermente dolce, tipicamente consumato durante lo shabbath, i cui pasti prevedono spesso anche piatti a base di carne. Poiché agli ebrei osservanti è vietato accompagnare la carne con i derivati del latte, gli ingredienti del challah non prevedono né latte né burro. Eppure è un pane morbidissimo, assai simile al nostro panbrioche. Merito dell'olio che nel mio caso non può che essere il "mio" delicatissimo olio ligure taggiasco. Io l'ho fatto a forma di treccia a sei capi (per un tutorial potete guardate qui e qui, ricordando che se volete ottenere una forma ben affusolata anche i sei capi dovranno essere più grossi al centro che alle estremità), lo sto centellinando a colazione con le marmellate e vi assicuro che mi ha creato dipendenza; oltre tutto, se ben chiuso, la sua morbidezza rimane inalterata a lungo.
Non paga volevo anche farne un'altra versione, non ortodossa e più confacente ai nostri gusti che prevedono pranzo e cena accompagnati da pane "salato". Ecco quindi anche: il mio pane multicolor con intreccio a quattro capi. Buonissimo!
Per l'arancio ho utilizzato carote, per il verde spinaci, per il viola succo di mirtillo (puro al 100% e non zuccherato!). Dire che ce lo siamo spazzolati è un eufemismo...

Infine:  Anna voleva anche una sorta di presentazione dell'opera, in modo da invogliare alla lettura della stessa. Io non so scrivere critiche, per cui basatevi su quel po' che ho scritto prima e sull'incipit; non conosco modo migliore per valutare un libro.
 
Nel 1903 mia nonna Teresa, madre di mio padre, si arrabbiò con Dio e anche con tutti gli ebrei di Dnepropetrovsk, in Ucraina, perché continuavano a credere in Lui malgrado la micidiale inondazione del fiume Dnepr. Durante l'alluvione era morto Giuseppe, il suo figlio prediletto. Quando l'acqua aveva cominciato a invadere la casa, il ragazzo aveva spinto in cortile un armadio e ci si era arrampicato sopra, ma il mobile non rimase a galla perché era gravato dai trentasette trattati di Talmud... Dopo il funerale, inseguita dal marito e stringendo a sé i quattro piccini che le rimanevano, Giacomo e Beniamino, Lola e Fanny, fabbricati più per dovere che per passione, entrò come una furia in sinagoga, interruppe la lettura del Levitico, capitolo 19, "Parla a tutta la congregazione dei figli d'Israele e dì loro...", e ruggì: "Sarò io a dirvi qualcosa!". Irruppe nella zona che le era vietata in quanto donna, spintonando gli uomini...  

La ricetta con cui partecipo al contest di Anna è naturalmente quella del challah "tradizionale" di cui ecco la ricetta tratta, quasi pari-pari, da un libriccino: Dolci ebraici della tradizione veneziana (Filippi Editore)


Ingredienti:
500 grammi di farina 00
12,5 grammi di lievito di birra fresco (mezzo cubetto)    
60 grammi di zucchero
170 grammi circa di acqua
75 grammi di olio e.v.o.
un uovo + un tuorlo per spennellare
un pizzico di sale


Esecuzione:

fate la fontana con la farina ponendo ai margini il sale ed al centro l'olio, lo zucchero, l'uovo ed il lievito. Versate l'acqua tiepida a filo sciogliendo il lievito ed impastate cominciando dal centro ed incorporando man mano tutti gli ingredienti. La quantità dell'acqua è indicativa quindi fate attenzione a non esagerare aggiungendo solo quella necessaria ad ottenere un impasto liscio e setoso analogo a quello del nostro comune pane.
Potete anche scegliere una breve doppia-lievitazione procedendo così (io non l'ho fatto):
impastate il lievito con l'acqua; dopo averlo ben sciolto aggiungete lo zucchero e metà della farina e lasciate lievitare per una trentina di minuti. Aggiungete il resto degli ingredienti ed amalgamate bene il tutto.

Lavorate a lungo, eventualmente con l'aiuto dell'impastatrice, poi formate una palla, praticate al centro un taglio a croce e lasciate lievitare, coprendo, in luogo tiepido per circa due ore (io dopo mezz'ora ho reimpastato brevemente).
A lievitazione avvenuta suddividete l'impasto in sei parti uguali (pesarli!) e da questi ricavate sei filoncini più grossi al centro (guardate qui) e affusolati verso le estremità. Intrecciate come spiegato in video (più semplice di quel che può sembrare; provate!).
Lasciate ancora lievitare per una mezz'ora, spennellate col tuorlo sbattuto poi infornate a 180 gradi per mezz'ora circa.



Per la versione colorata il procedimento è il medesimo; ho solo omesso lo zucchero (potete anche omettere l'uovo se non avete voglia di suddividerlo) ed aumentato la percentuale di sale (in tutto 10 grammi).
Ho diviso gli ingredienti per 4 ed ho preparato per primo l'impasto base, lasciandolo bianco.
Agli altri tre impasti ho aggiunto: per l'arancione una piccola carota cotta e frullata con un mixer ad immersione aiutandomi con un po' d'acqua di cottura (in tutto 50 grammi di prodotto circa); per il verde un cespo di spinaci cotti e frullati con un po' d'acqua di vegetazione (circa 50 grammi in totale); per il viola 50 grammi di succo di mirtillo puro al 100% non zuccherato. Naturalmente la dose d'acqua dovrà essere ridotta di 50 grammi per ogni impasto (eventualmente potrete aggiungerne un po' se vedrete che la pasta è troppo consistente). Lasciate lievitare per un paio d'ore, modellate un "salsicciotto" per ogni colore, formate una treccia a quattro fili, lasciate lievitare ancora per mezz'ora, spennellate, infornate come sopra e gustate. I colori rimarranno davvero belli, li vedete in foto così com'erano.
Unica accortezza: cuocete le verdure e frullatele; preparate quattro ciotole diverse con gli ingredienti pesati e procedete con gli impasti piuttosto rapidamente per evitare diversi stadi di lievitazione.