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frandura


Vi avevo promesso una ricetta semplice, tradizionale dell'entroterra della Liguria di ponente, no? Beh, sì, per la precisione qui ...
Originaria di Montalto Ligure, paesino situato nella Valle Argentina, in provincia di Imperia, ecco la frandura, piatto contadino, come molti altri della mia Regione.
Cucinata la mattina, o più probabilmente la sera prima, questa sorta di focaccia non lievitata veniva portata nei campi, per il frugale pasto di mezzodì. Si tratta quindi di una pietanza molto rustica, da consumare tiepida o fredda, una pietanza che va recuperata per la sua genuinità e "sincerità", esempio di ciò che si riusciva a ricavare un tempo con pochi ingredienti, tutto sommato umili e sempre presenti in ogni cucina.
La frandura dovrebbe essere cotta nel forno a legna, in un grande testo, ma poiché, ahimé, non possiedo forno a legna... mi sono accontentata di quello elettrico. Accontentata si fa per dire, perché anche così mi è piaciuta molto, affidandomi al web per la ricetta (per la verità non l'avevo mai mangiata!) e correggendo un po' ciò che a parer mio non "funzionava". Ad esempio ho aumentato la dose di latte, per me scremato e ho messo a bagno le patate man mano che le affettavo; nella versione originale questo passaggio non c'è, ma il sapore di amido di una prima versione non mi ha convinto del tutto. C'è chi aggiunge uova, assenti nell'originale; per conto mio sono del tutto inutili, anche se mettendole renderete il piatto più completo.
Quattro ingredienti, olio extra vergine d'oliva e sale a parte, e niente di più; più semplice di così...
Una sola cosa m'è rimasta un po' oscura: l'accento. C'è chi scrive Frandura (da leggersi Frandùra), chi Fràndura, chi addirittura Frandurà... un bel rebus. Forse non mi resta che fare un salto proprio a Montalto Ligure, ad agosto, per la sua sagra!



Ingredienti (per una teglia rettangolare da 22x28, sufficiente per 4/6 persone):
700 g di patate di montagna
300 ml di latte scremato
120 g di farina 00
30 g di pecorino grattugiato (o parmigiano)
olio extravergine d'oliva (quasi d'obbligo la varietà taggiasca)
sale q.b. 


Esecuzione:
preparate una pasrtella molto morbida e senza grumi stemperando la farina con il latte; in pratica otterrete un composto "che scrive". Salate quanto basta.
Sbucciate le patate, sciacquatele e affettatele sottilmente, non più di un paio di millimetri. Man mano, mettete quelle già pronte in una ciotola piena d'acqua, in cui avrete sciolto un cucchiaino di sale.
Quando saranno tutte affettate scolatele e risciacquatele in acqua corrente. 
Oliate abbondantemente la teglia, anche sui bordi e disponete le patate, ben scolate, in un paio di strati, in modo da coprire il più possibile gli spazi.
Versate la pastella, cospargete con il pecorino e infornate a 180 gradi per mezz'ora circa, fino a coloritura. Potrete verificate la cottura delle patate con una forchetta, ma mezz'ora sarà sufficiente a renderle morbide.
Attendete che la frandura si intiepidisca prima di sformare e gustare, oppure servitela a temperatura ambiente; personalmente però la preferisco tiepida.