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castagnole di Ventimiglia

 

E no! Questa proprio non mi va giù. 
Non so a voi, ma a me capita spesso di trovare dei siti dove, accanto ad una ricetta, viene messa una foto che non c'entra assolutamente nulla.
Vedi la foto di un ciambellone al cacao e leggi la ricetta. Ok, ed il cacao dov'è? E perché nella foto la forma è a ciambella, mentre nella parte scritta viene indicato l'utilizzo di una normale tortiera? Questo per fare solo un esempio banale. Chiamasi "approssimazione" e io in quei siti lì non entro più! Ecco, l'ho detto.
E così, quando ho iniziato una ricerca in rete delle Castagnole di Ventimiglia, mi sono imbattuta nelle ricette più disparate, tutte comunque più o meno corrispondenti a quella che conoscevo io, accompagnate a volte dalle foto dei più famosi omonimi dolcetti di Carnevale.
Questi biscotti invece sono tipici dell'estremo Ponente ligure e pochi, credo, fuori da quei confini, li conoscono. Mio padre era originario di Ventimiglia e per me le castagnole, preparate da mia zia durante tutto l'inverno, ma specie nel periodo natalizio, hanno lo stesso valore delle proustiane petites madeleines.
Il nome deriva dalla forma, assomigliano vagamente a piccole castagne.
Gli ingredienti? Davvero pochi e senza alcuna presenza di origine animale (vegani ante litteram!), né di grassi, se non i pochissimi contenuti nel cacao, il che, in un periodo dove tutti bene o male mangiano un po' di più, non guasta.
Già diffuse nel '700, fino a qualche decennio fa le castagnole venivano preparate in occasione di ricorrenze popolari, nozze e battesimi.
Mia zia ne faceva una versione semplicissima, addirittura senza lievito, e, lo confesso, rimanevano un po' "elastiche" e durette, un po' "gnucche", se si capisce ciò che voglio dire... ma quanto ci piacevano! 
Consistenza a parte, sono andata alla ricerca del sapore, di "quel" sapore, e più o meno l'ho trovato. 
C'è chi mette il cioccolato fuso, chi solo il cacao, io preferisco la seconda versione, e credo che ormai si sia capito il perché (l'ho detto: sono le mie madeleinettes!). 
Per il resto: ho utilizzato farina di tipo 1, macinata a pietra; la 00 faceva risultare l'impasto troppo elastico, mentre questa è perfetta e risulta migliore anche per la conservazione del prodotto. Al normale lievito istantaneo per dolci ho preferito un mix di cremor tartaro e bicarbonato, più in linea con la vetustà della ricetta.  
Sempre che riusciate ad astenervi dal mangiarle tutte appena uscite dal forno, per la conservazione potete affidarvi come di consueto alle scatole di latta, che le manterranno morbide e fragranti, anche se l'assenza di grassi col tempo tenderà comunque a renderle più consistenti. In questo caso... provatele semplicemente immerse nel latte o nel tè della mattina per garantirvi una colazione speciale. 
Trovate il "come devono essere" in fondo alla ricetta. 



Ingredienti (per 40 castagnole):
200 g di farina di tipo 1 macinata a pietra
130/140 ml circa di caffè forte non zuccherato
120 g di zucchero semolato, più altro per rifinire
40 g di cacao non zuccherato
2 cucchiaini abbondanti di cannella in polvere
un cucchiaino raso di chiodi di garofano in polvere
4 g di cremor tartaro
2 g di bicarbonato di sodio
acqua di fiori d'arancio q.b.

 

Esecuzione:
setacciate la farina con il cacao, le spezie in polvere, il cremor tartaro e il bicarbonato.
Aggiungete lo zucchero e mescolate.
Impastate con il caffè fino a ottenere una pasta morbida, ma non molle.
Suddividete l'impasto in palline della grossezza di una piccola noce, bagnatele con acqua di fiori d'arancio e immergetele a metà in una coppetta piena di zucchero.
Disponete le castagnole in teglia rivestita da carta da forno, con la parte non zuccherata a contatto con la teglia, tenendole distanziate in quanto in cottura tendono a gonfiarsi un po'. 
Cuocete a 180 per 12/13 minuti circa. Sfornate, lasciate raffreddare su gratella e conservate in scatole di latta.  
Saranno perfette se presenteranno screpolature in superficie, saranno croccanti fuori e morbide all'interno e avranno uno spiccato sapore di chiodi di garofano. Già dal giorno successivo avranno perso croccantezza, per via dell'umidità residua del biscotto, saranno comunque ottime. Vista la sostanziale mancanza di materia grassa col tempo tendono a perdere la carattristica morbidezza, in questo caso provatele inzuppate nel latte o nel tè, per una colazione speciale.