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dalla tavolozza alla tavola: il Seicento spagnolo in un piatto



Oggi il Calendario AIFB celebra la Giornata del Cibo nell'arte; a introdurci nell'argomento è Maria Teresa e so già che il suo articolo sarà una vera opera d'arte.
Io che amo l'arte pittorica, soprattutto tardo rinascimentale, ho pensato di partecipare riproducendo fotograficamente una natura morta figlia del '600 spagnolo, per un post fatto a immagini, più che "a ricetta".
A partire da quel secolo la cultura artistica europea subirà un cambiamento radicale, proponendo agli occhi dell'osservatore non più i temi "alti" della religione e del mito, ma oggetti inanimati quali fiori, ortaggi e frutta, animali morti, vasellame, strumenti musicali ecc., che diventano essi stessi il soggetto principale o esclusivo della rappresentazione artistica.
Alcuni studiosi indicano il Canestro di frutta del Caravaggio come la prima importante opera di genere; certo che anche se così non fosse il pittore italiano contribuì in modo fondamentale alla sua diffusione.



      
In pochi anni il fenomeno esploderà in tutt'Europa, a partire dall'Italia e dalle Fiandre per conquistare Francia e Spagna.
Forse non tutti sanno, io per prima ne ero all'oscuro, che il termine natura morta ha origine solo a metà del XVIII secolo, in precendenza il genere era noto con i nomi stilleven (olandese), stilleben (tedesco) o ancora still life (inglese), tutti col significato di vita immota, immobile. 
Dalla fine del XVI secolo a tutto il XVII, la Spagna conoscerà un periodo di massimo splendore artistico, tanto che quel periodo passerà alla storia con il nome di Siglo de oro. Artisti di grande levatura come El Greco e Velazquez, Zurbaràn, Murillo assimileranno, reinterpretandoli a proprio modo, i modelli provenienti dai luoghi dell'arte per eccellenza, Italia e Fiandre, creando una vera e propria "scuola spagnola".
In quest'ambito si sviluppa la pittura dei bodegònes (letteralmente taverne, termine che indica la natura morta spagnola).
Tra i principali esponenti spagnoli secenteschi di genere, occorre ricordare Velazquez, con i suoi bodegònes giovanili, Juan Sanchez Cotàn e Francisco de Zurbaràn.



Importante sono anche Juan van der Hamen y Leon, pittore di collegamento tra la produzione artistica dei Paesi Bassi e quella spagnola per via delle sue origini, e Antonio de Pereda, uno dei principali interpreti della vanitas, la caducità della vita, tema caro alla natura morta sovente espresso attraverso foglie e frutti avvizziti o guasti, fiori appassiti, teschi umani.



Il '700 vedrà la nascita di un altro grandissimo interprete spagnolo del genere, Luis Meléndez, erede di Cotàn e Velazquez dai quali riprende il gusto per il rigore morale e la precisione accademica nel ritrarre gli oggetti inanimati di tutti i giorni, proponendo composizioni sapientemente equilibrate e affascinanti. Napoletano di nascita, purtroppo rimarrà misconosciuto a lungo, schiacciato dall'importanza del Siglo de oro da una parte e il periodo di Goya dall'altra.


L'opera a cui mi sono ispirata per questa Giornata, che avrebbe bisogno di ben altri spazi per essere celebrata a dovere, è la Natura morta con cotogno, cavolo, melone e cocomero di Juan Sanchez Cotàn (1560-1627), che si dedicò a questo genere pittorico in un arco di tempo relativamente breve, nei primi anni del '600, prima di ritirarsi a vita monastica. 
L'ho scelta per il suo rigore compositivo, per la "pulizia" delle forme che rendono l'opera, a parer mio, estremamente moderna. 
Chiudo copia/incollando un piccolo brano tratto dal libro La natura morta edito da Electa (Milano - 1999), libro da cui ho tratto molte delle informazioni che ho riportato e che descrive in modo perfetto e non riassumibile il "mondo" di Cotàn.


Pochi, banali oggetti, qualche verdura appesa davanti a un fondo nero, diventano una finestra sull'assoluto, una faccia opposta ma non meno significativa rispetto alle composizioni più tripudianti e complesse del barocco spagnolo. Davanti a questi capolavori si coglie in modo terribilmente affascinante il tema del desengaño, il disincanto, sentimento che domina la cultura spagnola del Seicento e ne costituisce la chiave di lettura più intensa e diretta.




Ho sostituito, come vedete, la mela cotogna con un limone (appositamente ho raccolto il più bitorzoluto dal mio piccolo alberello) e la verza con una lattuga (e Dio solo sa la fatica che ho fatto per tenerla appesa). 
Quattro semplici ingredienti che potrete usare per portare in tavola l'arte sotto forma di una fresca insalata estiva. 
Ho aggiunto pezzetti di quartirolo e trascurato la lattuga, ma volendo metterla non stonerà.
Ho condito con una semplice emulsione a base di olio extravergine, succo di limone sale e pepe, aromatizzato con foglie di menta, e accompagnato il tutto con cialde croccanti a lievitazione istantanea, impastate con un po' di prosciutto crudo e pistacchi.
E buon appetito!


  




    
            



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