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damper bread aglio e prezzemolo



Di tanto in tanto sfoglio uno dei libretti della Casa editrice Il Castello, molto carini, dal formato tascabile-cubbettoidale. Ne ho diversi: 500 ricette vegane, 500 dessert, 500 biscotti, 500 pizze e focacce e così via. 
Guardando quello che tratta del pane mi trovo di fronte, nel capitolo delle ricette internazionali, al damper bread.
Damper bread? Mai sentito.
Leggo la ricetta e già mi sembra che risuoni come qualcosa di conosciuto; una breve ricerca in rete e ho la conferma: praticamente un soda bread... ma australiano.
Un pane dalle origini antiche, preparato da allevatori e mandriani col poco che avevano, cuocendolo tra le braci dei fuochi da campo. Un pane poverissimo, insomma, che però nel tempo si è arricchito: il latte ha sostituito l'acqua, una noce di burro è andata ad aggiungersi agli ingredienti di base, apportando condimento e sapore in più.
Non solo; una ricetta così si presta a essere interpretata unendo gli ingredienti che più ci piacciono ed è quello che in molti hanno fatto.
Lorraine Pascale, ad esempio, aromatizza con rosmarino e olive - io avrei messo le nere, magari taggiasche, ma sono di parte! - e sostituisce il burro con l'olio; qui, invece uno dei suggerimenti è quello di impastare con birra anziché con latte.
Questa versione mi ha incuriosito tanto che ho voluto prendere in prestito anche altre indicazioni.
Ecco il mio Aussie Damper Bread: con olio taggiasco (proprio esattamente quello utilizzato dai cow boys australiani, sì, sì), birra, un trito di aglio e prezzemolo e un tocco di parmigiano. 
Ho seguito l'esempio di Lorraine, incorporando il trito come lei fa per le olive: né l'aglio, né tanto meno il prezzemolo sono buoni, se bruciano, e ho cercato di lasciarli all'interno.
Come birra ho invece scelto una birra corsa dal colore dorato, fatta con la farina di castagne; una vera curiosità gastronomica. Nata poco più di dieci anni fa, questa birra accumudata cu a castagna è originaria della Corsica nord-orientale, zona in cui al tempo del dominio genovese vennero piantati diversi castagneti. Come al solito tutto torna, noi liguri siamo come il prezzemolo. Zena caput mundi.
Ci tengo a precisare che l'ho scelta al supermercato, perché da astemia quale sono mi sembrava diversa dalle solite birre industriali; nessuno mi paga né mi ha pregato di fare pubblicità, ma in questo caso mi è sembrato doveroso spiegare il perché della mia scelta e scrivere due parole in più sull'ingrediente, rimandando anche al sito per eventuali approfondimenti.
Il pane merita ed è velocissimo; se non avessi il colesterolo alle stelle l'avrei tagliato a fette, appena intiepidito e spalmato con una bella dose di burro! Invece niente...
Personalmente ho già in mente un'altra versione, con cipolle stufate al vino rosso e sfumate con un po' di aceto balsamico. Appena la farò l'aggiungerò qui. 



Ingredienti (per una pagnotta):
450 g di farina tipo 1 macinata a pietra
150 ml di birra (io birra corsa alla farina di castagne)
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
2 cucchiai di trito aromatico a base di aglio e prezzemolo
2 cucchiai di parmigiano grattugiato 
12 g di lievito istantaneo per torte salate (io preparato in casa con: 2/3 di cremor tartaro - 1/3 di bicarbonato)
6 g si sale fino


Esecuzione:
preriscaldate il forno a 190°.
Setacciate la farina con il sale e il lievito, formate la fontana e aggiungete olio e birra.
Cominciate a impastare unendo l'acqua necessaria a ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso. Ne serviranno circa 75ml.
Lavorate bene la pasta, poi stendetela a rettangolo su una spianatoia leggermente infarinata, incorporate il formaggio e il trito aromatico e richiudete formando una palla, facendo in modo che il ripieno rimanga all'interno. 
Col dorso di un lungo coltello o altro strumento non affilato praticate un "taglio" a croce, solo segnando la pagnotta, senza tagliarla fino alla base. Se volete potete fare una seconda croce in modo da suddividere il pane in otto spicchi anziché in quattro.
Disponete in teglia, infornate e cuocete per circa 40 minuti, comunque fino a doratura.  
Se non avessi il colesterolo alle stelle l'avrei tagliato a fette, appena intiepidito e spalmato con una bella dose di burro, ma mi sono trattenuta e l'ho gustato semplicemente accompagnando il pasto.