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maritozzi? pan goccioli? la merenda è servita...

Chiamiamoli maritozzi, via!
Lui, il "lui" sta per Adriano il mago dei lievitati, li ha chiamati così ed allora, visto che gliel'ho (quasi) spudoratamente copiati e che nutro una certa avversione per i dolci confezionati (denominazioni incluse)...
Avevo voglia di qualcosa di morbido per le colazioni di questi giorni; avevo voglia di impastare provando qualche novità; avevo voglia di sperimentare qualche briochina al cioccolato ed ecco dov'è caduta la mia scelta. A "spulciare" il suo blog c'è sempre gusto e questi era da un po' che li adocchiavo.
La ricetta è un po' lunga, specie nella descrizione, pertanto passo subito ad illustrarla. Vi dico solo che si tratta di un impasto diretto e che per tutta la lavorazione ho impiegato quasi otto ore. Ma non spaventatevi, io ho dovuto "rallentare" un po'  la lievitazione perché avevo impegni fuori casa; mantenendo invece la tabella di marcia di Adriano i tempi si accorciano notevolmente.  Vi consiglio l'utilizzo di una planetaria; per l'impasto a mano e per le pieghe vi rimando ad Adriano (proverò a spiegarle ma non so se ne sarò capace).
Infine il mio omaggio floreale. Ho una camelia rosa, sul terrazzo, che sta fiorendo copiosamente. Purtroppo i suoi fiori durano davvero poco, ne ho dovuto approfittare alla svelta per poterli ritrarre. Ho fatto, per sfizio, una piccola ricerca; nel linguaggio dei fiori la camelia significa perfetta bellezza, in altri casi sacrificio. Non c'è che dire... questi maritozzi sono una perfetta bellezza (per il palato) ed accompagnati da panna montata ed una tazza di cioccolata calda o di thè, rappresentano davvero un gran sacrificio...
Appena tiepidi sono estremamente morbidi e "da sballo" (espressione che rubo ad un'amica, non saprei definirli diversamente). Il giorno dopo (oggi) saranno ancora morbidi e buonissimi; mentre scrivo ne ho appena mangiucchiato mezzo con cioccolato e panna (però avevo prudentemente "saltato" il mio pezzetto di cioccolato col caffè del dopo-pranzo).
E con ciò, nonostante le buone intenzioni, sono riuscita ugualmente a rompervi le scatole con la mia consueta introduzione chilometrica!


Ingredienti:
500 grammi di farina manitoba (ricetta originale: 450 di manitoba e 50 di farina di riso) 
200 grammi di acqua
90 grammi di zucchero
un cucchiaio di miele (io acacia)
un uovo e un tuorlo
8 grammi di lievito fresco
8 grammi di sale
un cucchiaino di malto (eventualmente sostituibile con miele)
60 grammi di burro
40 grammi di olio di riso (io e.v. ligure il cui gusto NON si SENTE!)
zeste di arancia (io di limone)
75 grammi di gocce di cioccolato (mia aggiunta)
inoltre, per "lucidare":
un albume
un po' di sciroppo di zucchero (50 grammi di acqua e 70 di zucchero portati ad ebollizione e fatti raffreddare)

Esecuzione:
miscelate il lievito col malto e l'acqua tiepida poi aggiungete 200 grammi di farina. Impastate bene e lasciate lievitare per un'ora.

Mischiate la restante farina (300 grammi o 250 di manitoba e 50 di riso) con lo zucchero, dividete a metà ed unitene una parte all'impasto lievitato. Amalgamate bene poi aggiungete l'uovo intero. Impastate in modo che l'uovo venga ben assorbito ed unite la restante miscela di farina e zucchero.

Lavorate con la planetaria fino ad ottenere una massa omogenea poi aggiungete il tuorlo, il miele ed il sale. Lasciate incordare (formazione di una maglia glutinica consistente) ed unite il burro morbido, in due tranches. Nuova incordatura, poi aggiungete l'olio, poco alla volta in modo che si assorba bene ed infine le zeste di limone.

Mettete a lievitare sino al raddoppio. A 26 gradi l'operazione dovrebbe riuscire in un paio d'ore. Poiché io, però, dovevo uscire, ho rallentato la lievitazione lasciando il tutto a temperatura ambiente (circa 20 gradi) ed ho ottenuto il raddoppio in quattro ore circa.

A questo punto rovesciate la massa su un piano leggermente infarinato e fate le pieghe del tipo 2. Queste serviranno a dare forza e struttura all'impasto per consentirne lo sviluppo verticale; ve le riassumo brevemente, ma se volete veramente farvi una cultura in merito non esitate a consultare il post d'origine.
Dunque bisogna: allargare leggermente l'impasto sulla spianatoia, prendere un lembo esterno della pasta e portarlo al centro schiacciando bene. Ripetere l'operazione per 5-6 volte spostandosi lungo tutto il perimetro fino a completare il giro. Volendo far acquistare più forza all'impasto potete ripetere tutta l'operazione per una seconda volta (io non l'ho fatto).

Formate una palla e coprite a campana (lasciando "le cuciture" sotto). Lasciate riposare per 30 minuti.

Suddividete la pasta in pezzi di circa 80 grammi l'uno; ve ne verranno una dozzina (ho avuto un piccolo avanzo, origine di un "maritozzino"). Avvolgete ogni pezzo strettamente su sè stesso e formate delle palline. Lasciate a riposo ancora per una mezz'ora mettendole con la "cucitura" a contatto col piano di lavoro.

Capovolgete le sfere, spianatele appena; se volete aggiungere le gocce di cioccolato fatelo a questo punto, cospargendole su tutta la superficie. Avvolgete strettamente a filoncino.

Lasciate lievitare per un'ora (io una e mezza). La temperatura dovrebbe essere di 28 gradi. Io ho disposto i maritozzi sulle teglie, li ho messi in forno, ho acceso per pochi secondi e poi spento lasciando la lucetta accesa.

Spennellate la superficie con l'albume (l'ho leggermente sbattuto) ed infornate a 190 gradi per una ventina di minuti, comunque fino a coloritura. Spennellate i maritozzi, ancora caldi, con lo sciroppo di zucchero.

Avvertenza: poneteli sulle teglie ben distanziati; lievitando e cuocendo gonfieranno parecchio.