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kanelbullar, ovvero...


quando Speziale chiama, Cuoca Reale risponde. Vi converrà, se vi par d'uopo, leggere prima qui, qui e qui... o saltare a pié pari la telenovela ed andare direttamente all'ultimo capoverso.

"Ohibò, che rose meravigliose! Bianche candide. Ma chi mai me l'avrà donate?" La Cuoca Reale aveva da qualche minuto cominciato a far uso del suo narghilé (così l'aveva nominato la Speziale e lei doveva pur crederci) che già, in preda alle spire di quel fumo allucinogeno, non ricordava neanche che quelle rose le aveva portate lì lei stessa sottraendole alla legittima proprietaria, la Speziale, sempre lei.
Adagiata mollemente su una sedia della cucina era più simile ad un Brucaliffo che non ad una Cuoca; pensare che Disney era ancora di là da venire al mondo. Tuttavia l'oblio era così piacevole; così piacevole dimenticare quell'odioso servizio a cui era relegata... Le sue aspirazioni erano ben altre che cucinare tutto il giorno per una Corte Reale che la maggior parte delle volte neanche capiva cosa fosse quel che metteva in bocca. Trangugiavano, quelli, mica assaporavano.
Un rumore di passi veloci nel corridoio che portava alle cucine la fece tornare in sé quel tanto che bastava a farle nascondere, con movimenti lenti, l'apparecchio a cui s'era viziosamente attaccata ed ecco che già entrava la Dama Particolare della Regina.
"Sar comanda..."
"Sar? E chi sarebbe sto Sar???" chiese allibita la Cuoca spalancando gli occhi
"Io avrei detto S.A.R., non Sar! Insomma, cuoca, Sua Altezza Reale, no? Com'è che tutt'ad un tratto devo specificare? Non ricordate più il gergo che siamo use adottare per risparmiar favella? Dunque S.A.R. comanda che Vossignoria, per dimani a colazione, provveda ad apparecchiare con dolcetti lievitati, leggeri ma aromatici e golosi assai...  A voi la scelta del dolcetto che dovrà soddisfare la bisogna!"
La Cuoca Reale, rimasta sola, tra sé e sé, atteggiandosi a gran dama ma con una smorfia in viso, recitò con voce nasale ed alterata: " A voi la scelta del dolcetto che dovrà soddisfare la bisogna!" per poi aggiungere: "puah, come se fosse facile! E chi la sente poi la Speziale? E' sempre lì a lamentare che i Reali devono desinar leggero quando questi chiedono tutt'altro! Le coronarie? Il colesterolo? Problemi a venire anche se la Speziale sembrerebbe già esserne a conoscenza... peccato non conosca anche bypass e trapianti... Basta! Così mi è stato dimandato, così farò! Scelgo... scelgo... scelgo... i cinnamon rolls!!!"
Tempo qualche ora e quelle fragranti briochine facevano bella mostra di sé su un vassoio d'argento, emanando un profumo speziato che inebriava i sensi ed induceva ad ameni pensieri. Ti pareva che la Speziale, soprannominata "naso da tartufo" non dovesse piombare di lì a poco guidata dall'olezzo, per prendere a sganassoni, metaforicamente parlando, quella povera Cuoca rea soltanto di aver obbedito agli ordini? La Speziale piombò, infatti, con il viso che era una maschera adirata. "Cuoca, alùra, va a ciapà i ratt!" - la Speziale, quando andava fuori di testa, utilizzava allocuzioni alquanto imbarazzanti in un idioma assai discutibile - "Non ti avevo detto niente più dolcetti ipercalorici? Cosa sono questi?" La Cuoca reale, ragionando in fretta capì che se li avesse chiamati col loro nome inglese avrebbe ancor più suscitato le ire della Speziale e, simulando un sogghigno, decise di rispondere in modo preciso ma criptico, in una lingua sconosciuta alla Speziale: lo svedese. Così dichiarò candidamente: "Kanelbullar!"


Dunque i Kanelbullar! Volevo fare delle briochine non troppo articolate; niente doppie lievitazioni, insomma. La mia scelta, in parte perché "catturata" dalla storia che l'introduceva, in parte per la loro forma  stravagantemente simpatica, è caduta su queste. Le ho fatte quasi pari pari, consapevole che nella sostanza sono molto simili ai "cinnamon rolls" anglosassoni. I kanelbullar sono svedesi ed il nome significa "panini alla cannella". Rimangono per diversi giorni abbastanza morbidi; per evitare che asciughino troppo basterà conservarli chiusi in un sacchetto o in una scatola di latta; oppure anche congelarli. Leggermente riscaldati prima del consumo o "pucciati" nel cappuccino della colazione sono una cosa da provare, vi assicuro. In sintesi mi hanno pienamente convinta... non da ultimo per quel meraviglioso profumo di cannella che ha invaso tutta la casa.
   

Ingredienti:
1 chilo circa di farina (io 400 grammi manitoba e parte restante di 00)
150 grammi di burro
1/2 litro di latte
25 grammi di lievito di birra (un cubetto)
100 grammi di zucchero
un cucchiaino di cardamomo in polvere
1/2 cucchiaino di sale
inoltre, per il ripieno:
150 grammi di burro
2 cucchiai di cannella
90 grammi di zucchero 
granella di zucchero e poco latte per rifinire

Esecuzione:
fate intiepidire il latte e scioglietevi il burro.
Sciogliete anche il lievito con poca acqua ed una parte dello zucchero, poi aggiungete in sequenza il latte, il cardamomo ed il sale. Finite incorporando il resto dello zucchero e la farina (ne occorrerà circa un chilo; aggiungetela poco alla volta per non metterne troppa).
Impastate bene e lasciate lievitare fino al raddoppio, al coperto in un ambiente tiepido (circa un'ora).
Nel frattempo preparate il ripieno amalgamando i tre ingredienti. 
A lievitazione avvenuta spianate l'impasto sull'asse leggermente infarinato e ricavatene un rettangolo spesso non più di un centimetro. Spalmate il ripieno sul rettangolo, piegatelo a metà (in modo che l'impasto di cannella rimanga all'interno) poi tagliate delle strisce sottili e lunghe col tagliapasta (o tagliapizza). Ne dovrete ricavare circa una quarantina. Torcete ogni striscia su sé stessa e poi avvolgete a chiocciola in modo che il centro risulti leggermente sollevato (forma "a cupoletta", guardate qui).
Spennellate con latte, cospargete di zucchero in granella, ponete in teglia, lasciate lievitare nuovamente per una mezz'ora ed infine infornate a 180 gradi fino a coloritura (15/20 minuti).