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ciambella alle banane e panna



In rete a ben cercare si riescono a scovare le preparazioni più strane, inconsuete e stuzzicanti, ma, e questo "ma" è sempre in agguato, per quanto la curiosità di provarle sia sempre tanta, una domanda s'affaccia spesso alla mente: quanto questa ricetta è attendibile? 
Penso che il sesto senso mi abbia salvato sovente da situazioni incresciose, dal trovarmi tra le mani una roba che chiamare commestibile sarebbe stata un'offesa alla ragione e al palato, ma purtroppo credo che qualche volta abbia censurato, al contrario, piatti che avrebbero meritato d'esser presi sul serio. Ogni tanto tra la memoria (del pc!) ne scovo qualcuno, salvato e poi scartato per qualche motivo incomprensibile, lo rianimo con i sali, lo riporto in vita, lo riproduco... e me ne innamoro. 
D'altra parte non è così strano, i gusti cambiano nel tempo, si sa.
I miei sono cambiati molto, negli ultimi anni, per diversi motivi: uso meno zucchero, meno grassi animali e nei pochi dolci che ormai cucino tendo ad utilizzare pochissime uova, se riesco nessuna. 
Per questa ciambella non ho avuto bisogno di farmi la fatidica domanda... ennò, Federica per me è e rimane la maga dei dolci. Muffins, biscotti, plumcake, il suo sito ne è fornitissimo e se pubblica so già che si tratta di qualcosa di collaudato e sicuro; affidatevi a lei e andrete sempre a segno.
Rispetto alla ricetta originale ho cambiato qualcosa, non per sfiducia, ma per le ragioni che dicevo prima: 75 g di tuorlo per me sono davvero troppi, specie se uniti ad altri ingredienti molto grassi. 
Il mascarpone l'ho sostituito con la panna, non che sia più magra, no, ma ne avevo un avanzo in frigo che mi stava chiedendo a gran voce di essere salvato (un tempo nel mio frigo la panna da montare non ci avrebbe stazionato più di un giorno, ora è assai difficile che la compri!).
Insomma, qualche piccola variazione, ma la base è proprio quella dei mini cake di Federica.
Per curiosità l'ho rifatta più di una volta, addirittura veganizzandola, e tutte le volte è riuscita bene.
Ma, come ormai s'è capito, il merito non è il mio, ma della ricetta originale, semplicemente così perfetta che non la si può sbagliare.



Ingredienti:
200 ml di panna da montare
200 g di farina di farro bio
175 g di polpa di banane mature (circa 1 e 1/2 se grandi o 2, se piccole)
130 g di zucchero di canna (per me: metà mascobado e metà di canna bianco)
75 g di fecola di patate 
70 g di malto d'orzo
35 g di gocce di cioccolato
2 cucchiai di semi di chia (circa 20 g)
12 g di lievito per dolci 
succo di limone 
un pizzico di sale
zucchero a velo per la finitura


Esecuzione:
setacciate la farina con la fecola e il lievito poi unite il sale.
Preparate un gel con la chia, scaldandola pochi secondi in un pentolino insieme a 6 cucchiai d'acqua.
Riducete a purea le banane, irrorandole con un po' di succo di limone per evitare l'ossidazione, poi aggiungete la panna, il malto, lo zucchero, le gocce di cioccolato e il gel di chia, miscelando molto bene.
Unite questo composto "umido" alla farina, amalgamando rapidamente e senza cercare di ottenere un impasto "senza grumi"; un po' come succede per i muffin la torta risulterà più morbida se l'impasto non viene lavorato troppo.
Versate nello stampo prescelto, imburrato e infarinato o rivestito di carta da forno, e cuocete in forno caldo a 180° per mezz'ora circa. Come sempre fate la prova stecchino. 
Lasciate raffreddare prima di sformare e servite dopo aver cosparso con zucchero a velo.


Se volete farne una versione vegana ecco le mie dosi; il procedimento sarà analogo:
200 g di farina 00
175 g di polpa di banane mature 
150 ml di latte di mandorle non zuccherato da frullare con:
                        50 ml di olio extra vergine d'oliva delicato
150 g di zucchero di canna 
50 g di sciroppo d'acero
50 g di uvetta
45 g di fecola di patate
30 g di farina di nocciole
2 cucchiai di semi di chia (circa 20 g)
12 g di lievito per dolci 
succo di limone 
un pizzico di sale
zucchero a velo per la finitura