Lo ammetto: sono incostante. Mi destreggio impunemente tra periodi in cui leggere è l'ultima delle mie attività e altri, in cui trangugio tutto, o quasi. D'altra parte non faccio altro che applicare il sacro decalogo di Pennac.
Però, quando trovo il "filone" giusto - giusto per quel momento e quello stato d'animo -, leggere mi piace e appassiona.
Però, quando trovo il "filone" giusto - giusto per quel momento e quello stato d'animo -, leggere mi piace e appassiona.
Per questo non volevo farmi sfuggire la ghiotta occasione di divertirmi un po', tra libri e cucina, col nuovo contest lanciato da Betulla, il cui tema rimanda al compito di riprodurre o creare una ricetta tratta o ispirata da un libro.
Così pensa, scegli, fruga, cerca, rileggi, alla fine in testa avevo un gran papocchio: tantissimi romanzi, alcuni letti nella notte dei tempi - classici, polizieschi, noir, gialli, di fantascienza e umoristici ... - presi in considerazione, poi scartati uno dopo l'altro per i più disparati motivi.
Rimaneva il bellissimo La città dei ladri - chi non l'ha letto non sa cosa perde -, ma, dico, una torta con 12 uova??? Un po' troppe, per me. Anche se la mia vicina avrebbe sicuramente apprezzato il cadeau.
Poi, la fulminazione.
Mi capita sotto mano - a dirla tutta lo sottraggo a mio marito che l'ha già iniziato, perché tanto gli do solo un'occhiata veloce e te lo restitituisco - un libro che mi affascina e cattura fin dalle prime pagine. Finisce, ça va sans dire, che non solo non lo restituisco subito, ma letteralmente lo divoro, nonostante l'inconsueta forma in versi e le ripetizioni, sempre funzionali e mai noiose, tra giochi linguistici e strategie narrative che a trascurare una sola parola rischi di perdere tutto il senso del racconto.
Ed è lì, ben nascosta in uno dei primi capitoli di Qualcosa sui Lehman - capitolo incentrato sul cibo e non a caso intitolato Schmaltz / grasso in yiddish -, che trovo la mia ispirazione: l'accenno a una torta speziata all'anice appositamente preparata per annullare definitivamente le resistenze di potenti, ma ingordi, uomini d'affari, già abbondantemente fiaccate da pasti luculliani. La famosa stoccata finale, insomma.
Perché se l'uomo si prende per la gola, gli speculatori americani qui si conquistano a suon di pranzi interminabili, tra i fumi dell'arrosto e fiumi di liquore. Contratto firmato. Contratto firmato. Contratto firmato. E il girovita, neanche a dirlo, aumenta.
Mayer Lehman
pubblicamente
- con qualche rimostranza -
ha perfino detto:
"Un buon cuoco?
Sarei disposto anche a pagarlo".
pubblicamente
- con qualche rimostranza -
ha perfino detto:
"Un buon cuoco?
Sarei disposto anche a pagarlo".
Per fortuna
non ce n'è stato bisogno.
non ce n'è stato bisogno.
Babette e Zia Rose
alla ricerca di un talento culinario
hanno messo alla prova
tutti i loro schiavi
18 in tutto
uomini e donne
senza differenza
qualunque età
senza differenza.
"Fateci vedere quello che valete!"
"Farcire una quaglia!"
"Insaporire un brodo!"
"Candire un dolcetto".
alla ricerca di un talento culinario
hanno messo alla prova
tutti i loro schiavi
18 in tutto
uomini e donne
senza differenza
qualunque età
senza differenza.
"Fateci vedere quello che valete!"
"Farcire una quaglia!"
"Insaporire un brodo!"
"Candire un dolcetto".
Loretta, Tea, Reddy e Jamal
per poco
hanno infiammato la cucina: scartati.
per poco
hanno infiammato la cucina: scartati.
Il bestione di Robbie
ha confuso zucchero e sale: scartato.
ha confuso zucchero e sale: scartato.
Lo stupido di Nanou
non distingueva una coscia da un'ala: scartato.
non distingueva una coscia da un'ala: scartato.
Testatonda si occupasse, che era meglio, di cotone.
Mama Clara e le sue sei figlie
hanno osato chiedere
perché in casa Lehman
sia vietato lo stinco di maiale: scartate.
E fra i pochissimi restanti
messi a confronto sul cappone in salamoia
fu il vecchio Holmer a guadagnarsi il trono.
hanno osato chiedere
perché in casa Lehman
sia vietato lo stinco di maiale: scartate.
E fra i pochissimi restanti
messi a confronto sul cappone in salamoia
fu il vecchio Holmer a guadagnarsi il trono.
...
Tovaglie nuove di zecca
e brocche
e caraffe
e vassoi col cigno:
l'investimento
in sala da pranzo
andava finanziato
e con i fondi dell'azienda
perché
Lehman Brothers
ha duplicato i suoi guadagni
non a caso
da quando il nuovo cuoco
si è inventato
in rigoroso regime kosher
il pasticcio di tacchino al melograno.
e brocche
e caraffe
e vassoi col cigno:
l'investimento
in sala da pranzo
andava finanziato
e con i fondi dell'azienda
perché
Lehman Brothers
ha duplicato i suoi guadagni
non a caso
da quando il nuovo cuoco
si è inventato
in rigoroso regime kosher
il pasticcio di tacchino al melograno.
"Volete assaggiare?"
e poi la salsa di pomodori verdi
"Mister Tennyson, un'altra porzione?"
e il pollo in fricassea
"Mia moglie ne va matta!"
e la crema di barbabietole
"Mister Robbinson, vi posso tentare?"
e lo spezzatino d'anatra
"Ancora un piatto, ne sono goloso"
e la minestra di fagiano
"Indimenticabile!"
ma soprattutto
in primo luogo
fieramente
il dessert
zuccheratissimo
in primo luogo
fieramente
il dessert
zuccheratissimo
"Vi piace? E' zucchero Lehman, dalla Louisiana!"
ovvero
"torta all'anice speziato"
che Zia Rose con le sue mani
personalmente
porta in tavola
al momento delle firme,
quando serve il tocco magistrale.
E funziona.
Tanto più se la torta è bagnata
con un bicchiere di liquore raro,
tenuto in serbo
per gli eventi eccezionali.
"torta all'anice speziato"
che Zia Rose con le sue mani
personalmente
porta in tavola
al momento delle firme,
quando serve il tocco magistrale.
E funziona.
Tanto più se la torta è bagnata
con un bicchiere di liquore raro,
tenuto in serbo
per gli eventi eccezionali.
"Un sapore straordinario!"
"Oddio che fragranza!"
"Voi ci volete viziare!"
"Ancora una fetta?"
"E come si accompagna col vino!"
"Ne è rimasta ancora?"
"Dov'è che firmiamo?"
"Dov'è che firmiamo?"
Qualcosa sui Lehman, da cui ho copiato il brano in corsivo, è di Stefano Massini, edizioni Mondadori e i Lehman di cui si parla sono proprio loro, quelli che tutti tristemente ricordiamo per la bancarotta del 2008.
E' il racconto estremamente godibile, quasi un'epopea, dei Lehman, ebrei tedeschi emigrati in America a metà '800 in cerca di fortuna. La storia dello sviluppo di un'azienda, da sperduto negozietto di stoffe con l'insegna dipinta a mano, a holding finanziaria messa in crisi dalle concessioni sconsiderate di mutui sub-prime, sullo sfondo di un'America attraversata dalla Guerra di Secessione e conflitti mondiali, tra nuove invenzioni e proibizionismo, New Deal e speculazioni forsennate in Borsa.
Io l'ho divorato, esattamente come ho fatto con questa Torta speziata all'anice, mia libera interpretazione di quella di Zia Rose.
Poiché è tempo di zucca e avevo voglia di una torta morbida e umida, ma senza troppi grassi saturi, ho trovato questa Torta di zucca di Chiarapassion e mi ci sono appiccicata come una cozza al suo scoglio, piegandola appena ai miei voleri.
Insomma, qualche variazione l'ho apportata.
Meno zucchero, una giunta di marmellata d'arancia per una piacevole nota amarognola, ma soprattutto anice (molto) e spezie (poche).
Ottima... firmo il contratto!
Ho cercato di dare un'ambientazione alle foto che fosse, se non proprio old America, almeno old, e l'anice utilizzato è quello in semini (pimpinella anisum), non l'anice stellato ritratto in foto solo perché più fotogenico.
E poiché sono stata davvero troppo lunga - spero almeno di avervi incuriosito - ... vi prometto una torta facile e velocissima!
E poiché sono stata davvero troppo lunga - spero almeno di avervi incuriosito - ... vi prometto una torta facile e velocissima!
Con questa ricetta partecipo a #pagineaifornellicontest di Betulla
Ingredienti (per una tortiera da 22/23 cm di diametro o stampo da plumcake da 26 cm di lunghezza/ 1,3 lt) :
250 g di zucca cotta a vapore o lessata in poca acqua
180 g di farina 0
150 g di zucchero
100 ml di olio leggero (io extravergine d'oliva ligure)
100 g di marmellata d'arancia Bio non zuccherata
50 g di farina di mandorle
2 uova
1/2 bustina di lievito istantaneo per dolci (8 g)
un cucchiaio abbondante di semi di anice
5 bacche di pimento (pepe della Jamaica)
un pizzico di noce moscata
2-3 cucchiai di succo d'arancia (se necessario)
riducete la zucca in purea.
Pestate in un piccolo mortaio i semi di anice insieme al pimento.
Pestate in un piccolo mortaio i semi di anice insieme al pimento.
Setacciate la farina 0 con il lievito, aggiungete lo zucchero, la farina di mandorle, le spezie e mescolate.
A parte, con una frusta elettrica, miscelate la purea di zucca, l'olio, le uova e la marmellata.
Unite gli ingredienti umidi a quelli secchi e amalgamate. Se necessario aggiungete il succo d'arancia per rendere l'impasto più fluido, in modo che "scriva".
Trasferite nello stampo, imburrato e infarinato o rivestito da carta forno, e cuocete in forno scaldato a 170°, per circa un'ora, coprendo a metà cottura nel caso la superficie si dovesse colorire troppo.
Fate comunque la prova-stecchino.
Una volta fredda, sformate la torta, decorate a piacere e servite.
Si mantiene piacevolmente umida per diversi giorni e a parer mio migliora col tempo.
E se proprio desiderate fare come Zia Rose, servitela con un bicchierino di liquore raro.
E se proprio desiderate fare come Zia Rose, servitela con un bicchierino di liquore raro.