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minestra di riso e castagne secche...


... perché oggi per il Calendario del cibo - AIFB inizia la Settimana della Penitenza con ben due ambasciatrici d'eccezione: AlessandraSusanna.
Prima d'iniziare a farvi fare penitenza - compresa gratuitamente nella lettura del post -, faccio una piccola divagazione. Il mio contributo è tratto da Cucina di strettissimo magro, già fonte di altre fortunate scoperte, ricettario che contiene, appunto, piatti che escludono carne, latte e derivati, uova. Se non fosse per quelle saltuarie incursioni da parte di specie ittiche sarebbe un testo adattissimo anche a chi fa scelte vegetariane o vegane. Un esempio? Cercate la ricetta del formaggio magro, pura acrobazia retorica, ma anche prodotto ingegnoso per ottenere qualcosa di grattugiabile con cui sostituire il vero formaggio. Questo con buona pace di chi ritiene arbitraria la terminologia utilizzata oggi dalla cucina vegana, che personalmente non pratico ma rispetto come faccio per qualsiasi altra scelta lecita, alimentare e non. Qualcuno diceva Il futuro è mia nonna. Ecco. E poiché il futuro è mia nonna, arriviamo al nostro discorso circa le pratiche penitenziali, tema che non possiamo superficialmente liquidare come roba d'altri tempi perché in quel continuum che è la storia, ciò che riguarda il passato ci aiuta a capire il presente e fa parte di noi.
Ora potete (in ordine): 1) tirare un sospiro di sollievo; 2) rifornirvi di qualcosa di sgranocchievole 3) fare profondi respiri prepratori (se poi l'iperventilazione vi procurasse un leggero torpore ancora meglio).



Forme di digiuno e astinenza sono presenti nelle religioni di tutto il mondo, seppur con diverse finalità. Anche il cristianesimo delle origini non era da meno e il precetto riguardava la carne, intesa sia nel senso stretto di cibo che di "appetito sessuale"; Agostino docet, anche se solo dopo la conversione. 
Le norme alimentari legate alla Quaresima hanno origine nel IV secolo per essere successivamente estese ad altre ricorrenze fino a un totale di 140/160 giorni all'anno, ma con la riforma monastica dell' XI - XII secolo la tendenza alla mortificazione del corpo raggiungerà il suo apice. 
La privazione riguardava soprattutto la carne, alimento principe della tavola medievale che veniva consumata in tutti gli strati sociali pur con notevoli differenze in termini di tipologia. Mentre in epoca romana i cibi celebrati erano soprattutto il pane, il vino e l'olio, per i medici medievali è la carne a dare forza, a ingrassare il corpo, e in una società segnata da carestie e dalla paura della fame grasso è bello.
L'astinenza a volte si estendeva fino a comprendere anche latticini e uova - strettissimo magro -, ma sappiamo bene che la via alla santità è lunga e tortuosa. I monaci stessi, sovente provenienti da ambienti nobiliari, tendevano a trasgredire riuscendo talvolta ad aggirare i divieti tramite artifici culinari o retorici: un maialino da latte veniva servito "travestito" da carpa o il lardo sciolto, e trasformato in cibo permesso con il nome di oleum lardivum.
Oggi diremmo fatta la legge, trovato l'inganno.
Con la proibizione della carne il pesce acquista popolarità, soprattutto quello d'acqua dolce, più raramente quello di mare a causa del suo facile deperimento durante i trasporti dal luogo di pesca a quello di consumo. Le nuove tecniche di conservazione (essiccazione e salagione) aiuteranno a renderlo più popolare, anche se sarà sempre considerato “sostituto della carne”, cibo leggero, poco nutriente, magro. Ovviamente dovrà appartenere a specie poco pregiate e il conservato, come tutti i cibi da accantonarsi per i tempi di carestia, continuerà a richiamare immagini di povertà.
La Chiesa ha dunque sempre spinto verso pratiche di mortificazione, pur limando nel tempo l'eccessiva rigidità delle regole che poteva portare verso un ascetismo estremo, in cui il rapporto diretto del fedele con Dio l'avrebbe privata di parte della sua autorità. Certo è che l'alimentazione di strettissimo magro doveva essere ben in auge ancora il secolo scorso, se la prima edizione della "Cucina" risale alla fine dell' '800!      
Il documento "Il senso cristiano del digiuno e dell'astinenza" del '94, ad opera del Card. Ruini, recita che digiuno e astinenza, insieme a preghiera e opere di carità, appartengono da sempre alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa, rispondono al bisogno permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione dell'aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre.
A me piace invece concludere con una frase di M. Montanari (Gusti del Medioevo) che rappresenta meglio il mio pensiero : la rivoluzione che nell'ultimo secolo ha portato il pesce all'apice dei valori positivi, diffondendo una certa diffidenza per il consumo di carne, significa che siamo passati dalla società della fame a quella dell'abbondanza. Da una società che aveva terrore della pancia vuota a una società che ha il terrore della pancia piena. Il cibo quaresimale è andato così perdendo ogni significato di rinuncia, sacrificio, penitenza.

Letture golose

(Non mangerai di questa carne - F. J. Simoons)
(W. Vandereyken, R. Van Deth - Dalle sante ascetiche alle ragazze anoressiche)
(J. Le Goff - Il corpo nel Medioevo)
(M. Montanari - Gusti del Medioevo)
(E. Landis - Hildegard Von Bingen)



Ingredienti (per 2-3 persone)
125 g di riso per minestre
100 g di castagne secche
una cipolla media
un mazzetto di prezzemolo
sale e pepe q.b.
olio extravergine d'oliva q.b.


Esecuzione:
lasciate le castagne in ammollo in acqua fredda per mezz'ora; al termine eliminate le eventuali pellicine.
Trasferitele in una pentola insieme a un litro d'acqua, portate a ebollizione e lessatele a fuoco moderato per un paio d'ore o finché molto tenere, se necessario rabboccando con acqua calda.
Tritate il prezzemolo, pulite e tritate la cipolla e fatela appassire brevemente in olio insieme a parte del prezzemolo. 
Quando le castagne saranno cotte regolate d'acqua, aggiungete il riso, salate portate a cottura. Al termine unite il soffritto, mescolate e servite cospargendo con pepe nero macinato al momento e con il trito di prezzemolo fresco.
La ricetta di strettissimo magro finirebbe qui; se però volete fare come noi, aggiungete ancora abbondante parmigiano.