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Visualizzazione dei post da aprile, 2011

pane sole... solo pane (o quasi...)

  Dunque ora è ufficiale: non SOPPORTO la pubblicità. Ecco, l'ho detto, il dado è tratto. Non posso sopportarla quando sono lì a leggere le notizie, a guardare nei siti, a cercare nei blog... Non vogliatemene, eh? Però, 'sti accidenti di "pop-up" che ti si aprono mentre sei calmo e tranquillo a dare una sbirciatina alla ricetta del soufflè cocco-piopparelli o alla marquise al provolone e cotiche (se non conoscete queste ricette non sapete che vi perdete!) e per di più ti SEGUONO, pure, venendoti dietro come cagnolini fedeli, sono proprio una roba così invadente che mi fa scappare a gambe levate (parlando per metafore). Qualche giorno fa mi sono iscritta al contest di ricette salate fatte con farina manitoba indetto da un noto "mulino". La mia idea era di fare qualcosa di semplice e la scelta è caduta su questo pane, che mi sembrava molto carino da vedere, una presentazione un po' diversa per servire antipasti, o da utilizzarsi in una cena, a tutt

euroflora

... dunque , in questi giorni sono un po' in affanno, affaccendata tra la casa nuova, che un po' di tempo me lo porta via, ed altri impegni vari, non ultimi quelli di un po' di sano amusement personale. Mi vorrete quindi scusare se non sono presente sui vostri blog come vorrei, ma credo che questi periodi capitino un po' a tutti, prima o poi. Ieri sono andata all'Euroflora di Genova; il viaggio è stato abbastanza allucinante (in autostrada abbiamo impiegato due ore e mezza per 100 km!), però eravamo in compagnia di amici e le chiacchiere servono molto a soffocare gli "sgrunt" delle code... All'arrivo non esagero a dire che abbiamo dovuto parcheggiare a tre chilometri di distanza (forse anche qualcosa in più... non certo in meno e se considerate anche il tragitto di ritorno, i chilometri diventano sei!). Il tutto per rifarci un po' gli occhi con questa esposizione. Se volete andare (l'apertura è fino al primo maggio) ne vale sicuramente la pen

tagliolini di primavera

Oggi propongo un piatto di pasta fresca; mi sono accorta che stava per scadere il contest di Marco "Sapori e colori del Mediterraneo" e mi sarebbe dispiaciuto non partecipare. Così, in fretta e furia, ho imbastito questo piatto per il quale mi sono avvalsa di quel bellissimo aggeggino che è la chitarra, acquistata circa tre anni fa nel negozietto di un paesino abruzzese di cui ora mi sfugge il nome. Vi dico subito che questo tipo di pasta prevederebbe l'utilizzo di farina di grano duro e di uova (fonte Wikipedia), ma io non amo tantissimo la pasta all'uovo per cui mi sono limitata a fare un semplice impasto di grano duro ed acqua. Poiché era la seconda/terza volta che la usavo, il mio modo di maneggiare la chitarra non è stato propriamente da "maestro"; ad ogni buon conto la pasta, in abbinamento alle verdure, tenute un po' croccantine, mi è piaciuta tanto e l'aggiunta di erbe aromatiche ha conferito profumo e sapore... Una notiziola: do

torta al cocco e ananas

Premetto che questa è una torta trovata nel web diverso tempo fa e come tale... chi si ricorda più dov'era? La particolarità è che non contiene nè olio nè burro, ma i grassi sono apportati, oltre che da un misero, unico uovo solitario, dal latte di cocco e dal cocco rapé. Vi sembra una torta ipocalorica? Non lo è. Le calorie si nascondono dove meno ce l'aspettiamo; pensate che il latte di cocco ha ben 148 kcal ogni 10cl mentre quello di mucca intero, tanto per fare un confronto, ne ha solo 63. Quindi capirete bene come la sostituzione del latte di cocco con quello di mucca, per di più parzialmente scremato, sia stata una scelta scellerata, ancorché dettata da una dispensa poco fornita. Non che la torta sia venuta male (ma lasciatemi dire che le torte di mela sono meglio), ma la carenza di materia grassa un po' si sente... Se la posto è perchè mi è piaciuta la resa estetica ed è veramente velocissima da fare. Inoltre la versione con gli ingredienti ori

pasta ripiena alla ricotta

Questi non sapevo proprio come chiamarli. Ho pensato che somigliassero ai cannelloni, ma il nome mi sembrava troppo altisonante per dimensioni così ridotte; allora stavo per scrivere "cannellini", senonché mi è balzato all'occhio come la cosa potesse trarre in inganno chi fosse alla ricerca di una ricetta a base di fagioli. Se avessi fatto riferimento ai legumi (fave e piselli) credo che avrei suscitato l'immagine, più consueta, dei legumi secchi; mentre il richiamo al pesto avrebbe tratto in inganno, viste le dosi minime di questo elemento contenute nel ripieno. Da qualsiasi parte rigirassi la faccenda era un problema. Ho optato per la semplicità. Pasta ripiena alla ricotta, alla fin fine di questo si tratta. Tanto più che, inutile menare il can per l'aia, per me si è trattato di un piatto di recupero. L'ho fatto con gli avanzi degli scrigni al pesto e poco più, per cui mi sarà difficile darvi dosi esatte; ma anche in questo caso prendete la cosa più com

scrigni al pesto, in fondo... una lasagna!

Eh, sì, in fondo di questo si tratta: una pasta al pesto, o una lasagna al pesto, solo leggermente "rimaneggiata" nell'aspetto esteriore (vedi Cinzia? Torna il nostro discorso). L'idea non è mia; diamo a Cesare.... Tempo fa partecipai ad un corso di cucina dove alcuni grandi nomi della ristorazione locale proponevano, preparandoli sul posto, alcuni dei loro piatti. Un ottimo (ed in zona conosciutissimo) ristorante di Ventimiglia presentò questa ricetta che io non indugiai a memorizzare. Ovviamente solo per quel che riguarda forma e procedimento; quanto alle dosi, vado ad occhio. Il pesto, purtroppo per voi, in casa nostra lo prepara Antonio. Il problema è che lui non va proprio ad occhio ma piuttosto a gusto. Impossibile stargli dietro; dovrei pesare, prendere appunti, ripesare, sommare ecc ecc. con lui che mi intima di togliermi dai piedi; insomma un lavoro improbo, che infatti non faccio (altrimenti avrei postato il pesto da un pezzo..

tartelletta stracchino e cipolle. una miss en place... per il brunch.

     No, non è un errore di battitura od un segnale di scarsa conoscenza, leggasi ignoranza, so che si scrive "mise"; ma mi piaceva l'idea di giocare un po' col titolo del post e del contest di Ambra , che ha per tema la "mise en place" , appunto. La mia intenzione era quella di fare una ricetta per il brunch. Saranno le giornate che si allungano, l'aria tersa e a volte ancora frizzantina, o la natura che ha cominciato a far bella mostra di sé, la voglia di una sana colazione in giardino (per chi ce l'ha) o sul terrazzo, sorge quasi spontanea; se poi l'ora dell'allestimento la trasforma in un brunch, ancora meglio. Io il giardino non ce l'ho (ancora!), quanto al terrazzo... chiamare i miei tre metri quadri invasi dalle piante: "terrazzo",  mi sembra davvero pretenzioso. Ma quello ho, e mi sono dovuta un po' arrangiare. Dunque, la cosa è stata un po' comica (fortuna che i vicini non si sono affacciati...). Ho sp

ramequin con crema chiboust

  Non ho ancora capito bene come si scriva, per alcuni è "chiboust", per altri "chibouste", ma comunque la si chiami sempre di crema di tratta. In realtà è la crema che originariamente si utilizzava  per la torta Saint-Honoré (forse in Francia si fa ancora così), la creazione della quale risale a Monsieur Chiboust, appunto, che in Rue Saint-Honoré a Parigi aveva il suo laboratorio di pasticceria nella metà dell''800. Qui devo aprire un inciso, in quella Rue esiste un bellissimo albergo. Che c'entra questo con la crema? Niente. Però di quell'albergo conservo un tangibile ricordo: un portacenere con logo "coronato"  messo in borsa all'ultimo momento, per il gusto di portar via un ricordo del viaggio di nozze (veramente avrei anche voluto prendere dell'altro, ma mi sono trattenuta e ci tengo a precisare che non è che normalmente, quando vado in giro, mi dedichi alle sottrazioni; quella è stata

spiedini in duplex e... aiuto!!!

L'altro giorno ho avuto ospiti i miei nipotini, figli di una sorella. Devo dire che ce la siamo presa un po' comoda; usciti con tutta calma per una passeggiata siamo "finiti" sulla spiaggia... il tempo era così bello che  ci siamo attardati un po' al sole e a raccattare conchiglie e pezzi di vetro levigati dai ciottoli. Insomma una bella mattinata, ma il pranzo? Inutile dire che quando siamo tornati a casa la fame c'era ma, sarà anche che eravamo un po' accaldati, avevamo voglia di qualcosa di fresco. Ecco cos'abbiamo preparato a sei mani (due mani e quattro manine...); i bimbi hanno pensato al salato (quasi tutto di loro iniziativa) ed io ho voluto ricavarne una versione dolce (s'indovina il perché?). In poche parole, con davvero poco in termini di tempo e di "fatica", anche i miei nipoti hanno partecipato, divertendosi, al mio giochino. Giusto il tempo di allestire il "set" e fare due foto, nel tempo

panbrioche di adriano... quando copiare premia

Negli ultimi fine settimana mi sono dedicata un po' a lievitati complessi; più che complessi diciamo di lunga preparazione. Anche ieri non ha fatto eccezione ed eccomi qui con un pan brioche, sfornato per le colazioni dei prossimi giorni, copiato letteralmente da quello di Adriano , che come "panificatore" non delude mai. Lui lo definisce " a raffermamento ritardato ", adatto, quindi, ad essere conservato una settimana. Unico appunto, a mio gusto, lo zucchero. E' vero che il pane briosciato non dev'essere molto dolce, ma questo, di zucchero, ne conteneva davvero poco. Mi sono presa la libertà di aggiungerne un po' di più  e devo dire che così lo preferisco. Ho diviso a metà le dosi; anche così facendo ho ricavato due "pani" utilizzando uno stampo da un litro e mezzo ed un altro grosso la metà. Infine, poiché la ricetta di Adriano prevedeva un uovo e tre tuorli, dividendo la quantità per errore ho abbo